
EMIGRAZIONE GIOVANILE IN ITALIA
Dai dati della Fondazione Migrantes, un organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana che elabora annualmente sia i dati delle persone che arrivano in Italia, sia gli iscritti all’Archivio Italiani Residenti all’Estero (AIRE); risultano 5,2 milioni di stranieri regolarmente residenti in Italia, pari all’8,8% della popolazione, mentre sono 5,8 milioni gli italiani residenti all’estero e iscritti all’AIRE, pari al 9,8% della popolazione.
Nel 2022 si sono iscritti all’AIRE oltre 80mila italiani, meno degli anni precedenti (in continua crescita dal 2006 con 94mila espatriati fino ai 130mila nel 2020), per poi ridursi principalmente a causa della pandemia.
Gli Italiani all’estero risiedono in: Argentina (15,6%), Germania (14%), Svizzera (11,2%), Brasile (9,1%), Francia (7,9%), Regno Unito (7,6%), USA (5,1%) e provengono dalla Sicilia (13,9%), Lombardia (11,1%), Campania (9,3%), Veneto (8,7%) .

Come indicato nel grafico, sono italiani di tutte le età: il 37% giovani fino a 34 anni, il 23% fra 35 e 49 anni e il 40% oltre 50 anni. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori.
Negli ultimi due anni, 2021 e 2022, l’emigrazione si è ridotta, da 130mila a 80mila, e il profilo degli italiani che si sono trasferiti all’estero è notevolmente cambiato: i giovani fino a 34 anni sono percentualmente cresciuti dal 37% al 61%, mentre sono diminuiti gli over 50 scesi dal 40% a meno del 15%.
Il fenomeno degli italiani all’estero è preoccupante perché conferma un sistema non attrattivo per i giovani di talento, un contesto non competitivo, che impoverisce il Paese e riduce ulteriormente la natalità.
Negli ultimi due anni gli italiani all’estero sono in maggioranza giovani con meno di 34 anni (61%) e adulti fino a 49 anni (24%) per un totale dell’85%, maschi (54,7%), celibi e nubili (66,8%), provenienti dalla Lombardia (19%), Veneto (11,7%), Sicilia (9,3%), Emilia Romagna (8,3%), Piemonte (7,4%), per risiedere prevalentemente in Europa: Regno Unito (23%), Germania (14%), Francia (11,3%), Svizzera (8,9%), Spagna (5,8%) – mentre la destinazione extraeuropea preferita è il Brasile (5,4%).
“CERVELLI IN FUGA”: LAUREATI EMIGRANTI
Quando si parla di emigrazione verso l’estero, nell’immaginario collettivo l’immagine più diffusa è quella della “fuga dei cervelli”, ovvero dell’emorragia di giovani laureati.
In realtà, tra i 120 mila italiani che nel 2020 hanno lasciato il Paese, solo il 25,8% ha un titolo di studio alto (Laurea). Al contrario, 3 emigranti su 4 hanno un titolo medio-basso. Più del 40%, addirittura, non ha nemmeno il diploma.
Per quanto riguarda i Paesi di destinazione, quasi un emigrante su tre ha scelto il Regno Unito. Oltre il 60% degli emigrati si è diretto verso soli quattro Paesi: oltre al Regno Unito, le mete più gettonate sono Germania, Francia e Svizzera. Interessante notare, inoltre, l’incidenza di laureati tra gli emigrati per ciascun Paese di destinazione. Le prime tre mete registrano una percentuale di laureati tra il 21% e il 22%, inferiore alla media complessiva. Segno che, vista la facilità di spostamento, questi Paesi attraggono anche manodopera italiana poco qualificata. La maggiore incidenza di laureati si registra invece tra gli emigrati italiani che si stabiliscono nei Paesi Bassi (45,1%) e in Belgio (39,1%), caratterizzati probabilmente da posti di lavoro in grandi imprese, nelle Università e nelle istituzioni europee.
Concentrandoci sui laureati italiani, è possibile analizzare l’emigrazione in una prospettiva per classe d’età o per regione di partenza.
Su un totale di circa 7,5 milioni di laureati italiani, nel 2020 ne sono emigrati all’estero 31 mila (4,2 ogni mille laureati). L’incidenza raddoppia nella fascia d’età 25-39 anni dove, su 2,6 milioni di laureati, ne sono emigrati quasi 23 mila (8,6 ogni mille).
A livello regionale, le Regioni più piccole pagano il dazio maggiore: in Valle d’Aosta, nel 2020 sono emigrati oltre 7 laureati ogni 1000. Sopra quota 6 anche Trentino Alto Adige e Molise. Tra le Regioni più popolate, spicca il Veneto con 5,2 laureati emigrati ogni 1000. Registra il livello minimo il Lazio, con 2,5 laureati emigrati ogni 1000.
In questo caso, è bene precisarlo, sono considerate solo le emigrazioni verso l’estero, escludendo quelle verso altre regioni italiane.
La mobilità internazionale non è un male assoluto, se concepita come un incremento delle opportunità di formazione ed apprendimento (pensiamo a tutti i programmi internazionali basati sugli scambi tra Paesi). Il problema si ha quando la partenza verso l’estero è l’unico sbocco in un Paese che non offre opportunità. Guardando i principali indicatori occupazionali giovanili, sembra che l’Italia stia andando proprio in quella direzione: terza in Europa per tasso di disoccupazione, ultima per tasso di occupazione, prima per tasso di NEET e penultima per percentuale di laureati.
DOVE SI EMIGRA
Si emigra in Europa o, al massimo, nel mondo anglosassone.
Se è cambiato il profilo di chi emigra oggi rispetto a cinquant’anni fa, non sono cambiate le destinazioni desiderate. I giovani italiani privilegiano anzitutto l’Europa comunitaria, e, in particolare, i Paesi del Centro Europa (25%), in particolare la Svizzera (13%) e la Germania (8%), ricchi e con alti salari. Segue il Sud Europa (15%), in particolare la Spagna (12%), attrattiva per la vicinanza culturale (12%). In coda i paesi del Nord Europa (13%), forse penalizzati dall’ostilità loro attribuita verso il nostro Paese (rigorismo economico, PIGS, ecc.).
In alternativa all’Europa, vengono presi in considerazione essenzialmente solo i paesi di cultura anglosassone (soprattutto, Stati Uniti e Regno Unito, quindi Canada, Australia ecc.), a riprova che la polarizzazione fra Occidente e resto del mondo è fondato nella cultura dei suoi cittadini prima ancora che nella politica degli Stati.
L’attrattiva del mondo anglosassone sui giovani italiani è però molto inferiore alla sua forza economica. D’altro canto il modello liberista statunitense, duro e competitivo, è molto lontano dagli ideali di sicurezza e protezione dei giovani italiani.